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Tamponi Bergamo, i farmacisti preoccupati: «Temiamo i contagi, un rischio fare qui da noi i test di fine isolamento»

Fonte: bergamo.corriere.it
08/01/2022

Tamponi Bergamo, i farmacisti preoccupati: «Temiamo i contagi, un rischio fare qui da noi i test di fine isolamento»

De Amici, presidente dell’Ordine: «Dovrebbero essere persone non più positive ma non è detto». Petrosillo, Federfarma: «Ma ora, con l’obbligo vaccinale agli over 50 viene meno una buona fetta di lavoro»

l presidente dell’Ordine dei farmacisti di Bergamo, Ernesto De Amici, si inalbera mentre lo racconta. Marito e moglie sono andati da lui — con farmacie a Dalmine — per un tampone antigenico, lei è risulta positiva e a quel punto lui ha deciso di non sottoporsi al test: «Se sono positivo chi esce a prendere il pane?». Poi è saltato fuori altro: «La signora aveva avuto il raffreddore due giorni prima, lei e il marito avevano trascorso il Capodanno con la figlia, sapendola positiva. Ho aperto le finestre, pulito con alcol, mi sono cambiato — ricapitola De Amici — Le persone sottovalutano, pensano “finalmente è passata”».

Altro caso: «Dico a un cliente che è positivo. Lui: “Ah ecco perché sentivo...”. Ma prima gli era stato chiesto se aveva sintomi o febbre». È un problema che segnala anche il presidente di Federfarma Bergamo, Giovanni Petrosillo, con farmacia a Lurano: «I sintomatici non devono venire da noi (ma dal proprio medico di base che esegue in test o invia ad un centro tamponi ndr), i medici non dovrebbero mandarli qui, ma da noi fanno prima».

Visto l’andazzo, dalle recenti novità De Amici si aspetta «un significativo aumento della positività tra i nostri collaboratori», anche se non riguardano i sintomatici ma chi dovrebbe essere guarito dal Covid. Si riferisce alla circolare con cui la Regione, dal 5 gennaio, ha previsto che il test antigenico per la fine dell’isolamento di un positivo si possa fare in farmacia e non più solo (il molecolare) nei centri tamponi, per sgravarli. «Sono persone che si spera non siano più positive, ma non è detto. In questo modo io e il mio personale ci esponiamo, perché se vengono in farmacia due clienti positivi, con mascherina e plexiglass che ci dividono, il rischio è X; se ne vengono potenzialmente molti di più per il tampone che per forza di cose si effettua senza mascherina, il rischio aumenta».

Ricapitolando, vanno in farmacia per il test a spese della Regione anche i contatti stretti di un positivo, per l’uscita dalla quarantena, chi finisce nel giro della sorveglianza scolastica, e chi rientra dall’estero (senza il provvedimento di Ats, paga). C’è poi la quota di chi sceglie di sottoporsi al tampone. A questo proposito, «mi auguro che sia finita l’isteria per i pranzi e le cene di Natale e Capodanno», vorrebbe tirare una riga De Amici.

Altro discorso è per il lavoro, con la recente novità del decreto del Governo che ha introdotto l’obbligo vaccinale per gli over 50 (Le nuove regole). Petrosillo, come altri farmacisti, ha il polso del fenomeno: «La domanda di tamponi è molto alta, c’è un po’ di tutto, compresa una quota di persone che ha deciso di non vaccinarsi. Lo standard è chi prenota tamponi ogni due giorni, programmandoli per poter andare al lavoro. Ora, con l’obbligo vaccinale per gli over 50 viene tolta una buona fetta». De Amici conferma le aspettative. L’effetto dovrebbe vedersi nel breve periodo, «così dovremmo riuscire a occuparci più agevolmente dei vaccini — guarda in prospettiva Petrosillo —. Le farmacie che hanno aderito sono in aumento. Chi non ha spazio, si è organizzato con dei mini hub, insieme ad Ats e ai sindaci». A Colzate, per esempio, a Valbrembo con Mozzo. «Tra una decina di giorni, anche a Bergamo con la farmacia di via Carducci — annuncia — e a breve a Bottanuco».

Nell’immediato, il lavoro (tamponi) in farmacia dovrebbe aumentare. È pagato, «mica piangiamo, ci si lamenta della confusione», chiarisce De Amici, che puntualizza anche: «Per ogni vaccino sono 6 euro, ma se negli hub se ne somministra uno ogni un minuto e mezzo con tutta la catena anche dei volontari, io qui tra incombenze varie ne faccio uno ogni mezz’ora. I tamponi a carico della Regione? A noi non hanno ancora detto quanto, quando e come ce li pagheranno».

Più lavoro: allungare gli orari? «Serve personale — fa presente De Amici —. Qualcuno dovrebbe chiedere alla politica e all’Università perché si ostinino con il numero chiuso». Per i giovani il posto è assicurato: «Mi va in pensione un magazziniere, il 15 dicembre mi è capitata una giovane dottoressa, la assumo subito».


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