I contagi non rallentano Appello alla prudenza.
E’ il momento della responsabilità. In uno dei periodi più delicati da quando il Covid ci ha sconvolto la vita l’Ats rivolge un invito a chi è entrato in contatto col virus o ha il sospetto di poter essere positivo. Gli allarmi sono ormai troppi per essere trattati con l’attenzione che meriterebbero e allora non resta che affidarsi al buon senso e una serie di regole suggerite da chi è in prima linea sul fronte della pandemia. La più scontata è l’invito a evitare contatti e continuare a utilizzare mascherine, gel e distanziamento.
Il bollettino. Ci vuole pazienza – è il suggerimento dell’Ats – soprattutto in questa fase con il virus che continua a colpire e la variante Omicron che si conferma particolarmente contagiosa (anche se, per fortuna, meno grave della Alfa e della Delta). Di certo c’è che il bollettino continua a mostrare numeri preoccupanti. Ieri i nuovi positivi in Sardegna sono calati dai 891 di venerdì a 675 ma la flessione si spiega con il calo dei tamponi: appena 5538 quelli processati il giorno di Capodanno tra molecolari e antigenici. Due i decessi: un uomo di 68 anni e uno di 72, entrambi residenti nella provincia del Sud Sardegna. I dati sono preoccupanti anche per quanto riguarda la pressione sugli ospedali. I pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva sono 17 (2 in più dell’altro ieri) quelli in area medica 159 (ben 17 in più). Le persone in isolamento domiciliare sono, ufficialmente, 9116, ma il dato è sottostimato proprio per l’impossibilità di portare a termine il tracciamento dei contagi.
La testimonianza. Su questo problema le segnalazioni sono ormai quotidiane e tutte molto simili. Emblematica la testimonianza di una famiglia cagliaritana che racconta le sue vicissitudini a cavallo tra Natale e l’ultimo dell’anno. «Il giorno 28 io mia figlia – scrive Antonio Casti – abbiamo avuto i primi sintomi influenzali. Il giorno 29 abbiamo recuperato due soli tamponi rapidi con mille difficoltà in quanto le farmacie del circondario ne risultavano sprovviste. Entrambi i tamponi sono risultati positivi e di conseguenza mia moglie e mio figlio, senza sintomi influenzali, si sono recati in un centro autorizzato che ha trovato anche loro positivi. Seguendo le procedure abbiamo avvisato il medico di famiglia e abbiamo chiamato il numero verde regionale. L’Ats ci ha garantito un tampone molecolare nelle successive 24/48 ore ma dopo tre giorni di attesa abbiamo dovuto ricontattare l’Ats e abbiamo scoperto che purtroppo non risultava nessuna richiesta né dal medico di famiglia e tanto meno dal centro dove erano stati effettuati i tamponi antigenici. Ci hanno detto che stanno ricevendo troppe chiamate chiedendoci di pazientare altre 24/48 ore. Oggi siamo al quinto giorno e la situazione non è cambiata. Siamo in contatto con decine di famiglie di amici e colleghi di lavoro che stanno vivendo la stessa situazione di completo abbandono da parte della sanità regionale. Che cosa dobbiamo fare?»
Le regole di comportamento. La risposta dell’Ats vale per tutti quelli che si trovano in una situazione simile a quella della famiglia Casti. «In caso di comparsa di sintomi sospetti, similinfluenzali, evitare la corsa al test rapido, ma adottare immediatamente comportamenti individuali di distanziamento, mascherine FFp2 e autoisolamento fiduciario. Occorre quindi informare il proprio medico curante che, qualora i sintomi fossero di un certo rilievo, attiverà le USCA per l'assistenza domiciliare. Qualora il sospetto fosse confermato, anche solo con un test antigenico bisogna comportarsi senza aspettare la conferma del tampone molecolare che in questo periodo non può essere garantito in tempi rapidi». La soluzione dunque è di evitare di sovraccaricare le linee telefoniche e le caselle email del centro regionale. «Invitano tutti alla massima collaborazione – conclude l’Ats – e ad avere pazienza».